Valerio Bianchini rivela ricordi inediti della vittoria del Bancoroma in Coppa dei Campioni

Valerio Bianchini rivela ricordi inediti della vittoria del Bancoroma in Coppa dei Campioni
© foto di Ceretti/Ciamillo

Valerio Bianchini, nell'anniversario della vittoria del Bancoroma della Coppa dei Campioni di pallacanestro, oggi EuroLeague (29 marzo 1984, al Patinoire di Ginevra), ha raccontato alcuni aneddoti sulle pagine della Gazzetta dello Sport.

Il ciclone Wright. Il Banco di Roma alloggiava all’Hilton di Ginevra e la mattina della finale il nostro preparatore atletico, vede nel negozio dell’albergo alcune copie di un quotidiano italiano. Ne scorre le pagine e trova in grande risalto, un’intervista a Larry Wright, nume tutelare del Banco, nella quale l’imprendibile folletto lancia accuse a tutto spiano contro squadra e società. La cosa, oltre a sbalordire staff e dirigenti, poteva scioccare i giocatori che si apprestavano a combattere contro i mitici blaugrana di San Epifanio. Ci fossero stati i social come oggi, forse saremmo naufragati in un mare di polemiche, invece fu semplice intercettare tutte le copie di quel quotidiano facendole sparire dal negozio e fingere che nulla fosse accaduto.

Il ciclone Wright 2. All’intervallo eravamo sotto di 10 punti, in balia del Barcellona. Sugli spalti i tifosi blaugrana già festeggiavano mentre i nostri, giunti da Roma a Ginevra con ogni mezzo, giacevano sconfortati sugli spalti come i naufraghi sulla zattera della Medusa. Accadde che i giocatori di entrambe le squadre si infilarono nel corridoio verso gli spogliatoi, quando Mike Davis del Barcellona, affiancando Larry, ebbe la pessima idea di dileggiare Wright dicendogli: «Hey Larry, questa sera starai sciutto perché il premio lo becco io!». Larry cominciò col lanciare fulmini dagli occhi e finì tuonando negli spogliatoi frasi a noi incomprensibili nel suo slang della Louisiana. Era la sua ribellione al pessimo andamento del primo tempo. I compagni ne furono galvanizzati, Larry tornò imprendibile e tutti diedero un grande contributo alla vittoria finale degli “underdog” romani.

Grande popolarità e declino (in)arrestabile. Quella vittoria successiva allo scudetto del 1983 rese popolare a Roma un sport che fino ad allora era considerato elitario e quella popolarità si sarebbe ogni volta rinnovata nelle successive edizioni del basket romano con il Messaggero dei primi anni Novanta fino alla gestione dei primi anni dei fratelli Toti. Poi la rinuncia al diritto a partecipare all’Eurolega, fino all’ulteriore rinuncia alla Serie A, dopo un anno di lotta per non retrocedere, hanno precipitato il basket romano di vertice in un naufragio senza soccorsi in mare. Eppure la passione di allora attraverso un fiume carsico è sopravvissuta alle generazioni e riemerge di tanto in tanto in certe fortunate occasioni, mentre il grande mondo delle società giovanili continua a produrre giocatori per tutti i campionati.