Lega A - Reyer, Casarin: 'Imiteremo la Juventus, abbiamo fame di vittorie'

Fonte: Flavio Vanetti - Corriere della Sera
Lega A - Reyer, Casarin: 'Imiteremo la Juventus, abbiamo fame di vittorie'

La visione coincideva con la promessa, ricorda Federico Casarin, presidente della Venezia del basket campione d'Italia, reduce  è storia di pochi giorni fa  dalla conquista della Fiba Europe Cup e testa di serie numero uno nel tabellone playoff grazie al primato nella stagione regolare. «Nel 2006 assistevamo alla finale Fortitudo-Benetton Treviso e Luigi Brugnaro (a sinistra con Casarin) mi disse: "Un giorno qui vinceremo noi". Eravamo neopromossi in B2, il patron non indicò una data, ma le sue idee erano chiare». Ne sono serviti undici, di anni, per tornare sul tetto dei canestri italiani dopo i due titoli conquistati nel cuore del secondo conflitto mondiale. Il cammino verso la gloria non ha fatto sconti, ma tutto sommato è stato breve. «Soprattutto, ed è la cosa di cui andiamo fieri, la vetrina principale del basket non ci ha fatto perdere di vista che il punto centrale del nostro impegno è basato sui giovani, sulle foresterie e sul reclutamento».
Si pensa alla Reyer, glorioso sodalizio che è tra i capisaldi dello sport nazionale, ma si deve parlare di Umana Reyer, visto che il progetto elaborato da colui che oggi fa prima di tutto il sindaco di Venezia, salvo essere spesso presente alle partite, ha riunito sotto un unico tetto anche la sezione femminile del club veneziano e i Bears Mestre. Umana è allora il nome che sposa il diavolo all'acqua santa (sarebbe mai stato concepibile, per veneziani e mestrini, ritrovarsi sulla stessa barca, con Mestre che ha pure fornito il palasport in attesa che ne nasca finalmente uno nuovo?) e che declina un piano articolato, pensato per il territorio. «L'idea era di proporre un modello che fosse sportivo ma anche sociale e legabile in qualche modo pure alla scuola», riprende Casarin, un buon passato da giocatore, appena eletto (di nuovo) miglior dirigente della serie A. Ecco così «Reyer baby», progetto di accoglienza per i neonati che contempla un Idt con gadget vari e lettera di benvenuto al mondo scritta in sette lingue («La multietnia è un dato di fatto ineluttabile»), e la Reyer School Cup, una sorta di torneo Ncaa del territorio metropolitano che coinvolge circa 3 mila ragazzi. Questo è il contorno del feno-meno Umana-Reyer, un aspetto imprescindibile se si vuole capire un messaggio che non è solo sportivo («Il nostro modello è pensato anche per il dopo-basket») e che si riconduce al sano principio secondo cui «non importa solo il successo, mentre invece è decisivo saper ripartire dalle sconfitte».
Intanto Venezia è ripartita da un trionfo  la prima coppa europea che ha fatto lievitare le quotazioni per uno scudetto bis. Inoltre, è già stato sconfitto un pericoloso e silenzioso avversario: il rischio di andare indietro, una volta raggiunta la vetta. «Temevamo il ridimensionamento? Il pericolo c'era, non per appagamento ma per l'oggettiva difficoltà a confermarsi. Ma dopo un periodo duro, superato facendo squadra, i risultati sono tornati, a riprova che il progetto è solido». Un passo in avanti sarà d'altra parte utile, se non necessario. «Da seguace del calcio, dico che dobbiamo imitare la Juventus: uno stadio-casa è fondamentale per il salto di qualità. Il palasport arriverà, c'è già il favore del consiglio comunale: sarà il nostro jolly per cambiare pelle, soprattutto sul piano internazionale, senza però sganciarci dal territorio e dalla realtà dei 200 sponsor: è lì che si recuperano risorse». Quindi, più che all'inizio di un ciclo, Venezia si sente nel cuore di un percorso. «Siamo l'anri-Milano? No, anche perché con l'Olimpia esiste un rapporto di amicizia (Umana è pure sulle maglie dell'EA7, ndr). Però posso dire che abbiamo tanta fame e che sapremo giocare senza paura. Noi siamo umilmente ambiziosi».