Lega A - L'Olimpia Milano e la figuraccia che addensa nubi sul cielo playoff

Fonte: Massimo Pisa - La Repubblica
Lega A - L'Olimpia Milano e la figuraccia che addensa nubi sul cielo playoff

Cose che abbiamo appreso in una settimana in cui era veramente difficile far parlare di sé, e di questo l'Olimpia va ringraziata dalla categoria tutta. Dunque: l'espansione del mercato immobiliare milanese non conosce soste (a Pesaro i prezzi devono essere davvero stracciati) e condiziona pesantemente la stagione dei cesti; il budget inferiore, che vale come alibi quando è inferiore in Eurolega (ma non per lo Zalgiris Kaunas che in semifinale ci è arrivato), è invece un peso - e quindi sempre un alibi - se si gioca in Italia, dove lo stesso principio condanna a vincere la squadra più ricca; i livelli altissimi già toccati quest'anno dall'Armani (è il presidente Livio Proli a certificarlo) non potranno che essere più alti l'anno prossimo, a patto di fare meglio del penultimo posto; c'è però da vincere l'eterno problema dell'ansia, rovescio della medaglia di quello della pressione, che ha strozzato l'impresa contro la corazzata marchigiana; bisogna trovare rimedi allo scombussolamento di un'assenza all'ultimo minuto in un roster con «poche alternative» (così coach Pianigiani sui suoi quattordici giocatori in roster, mentre la Consultinvest ne ruotava sette più un ragazzo); e poi i tiri aperti, la stanchezza, l'assenza di Patrie Young, i carichi di lavoro. In una stagione densa di figuracce, e all'indomani della più mortificante di tutte, il campionario di argomenti è davvero notevole.

E l'invocazione della mano da parte dei tifosi, da parte di presidenza e allenatore, una dimostrazione di enorme fiducia nella pazienza e nella capacità di comprensione della propria gente. Ironizzare fino al sarcasmo sulla «sindrome di Fonzie» di questa Armani, sulle enormi difficoltà di società e staff tecnico ad ammettere colpe patenti e non attribuire sempre a qualcos'altro le proprie sconfitte, è fin troppo facile. Ma quello che è riuscito a disperdere in otto giorni e che aveva messo insieme a fatica con quelle nove vittorie consecutive, non appare facilmente recuperabile. Una squadra con l'atteggiamento vacanziero come l'Armani di domenica, incapace di qualunque reazione emotiva alla vigilia dei playoff, di una giocata di orgoglio o di cattiveria - e qui, da Cinciarini a Bertans a Pascolo a Gudaitis non si salva nessuno - apre baratri inquietanti sui playoff.

Una panchina che non sa incidere con un time out, un cambio, un urlo su quello che non ha sapute preparare in settimana, dà le stesse inesistenti garanzie. Una società che per l'ennesima volta non dà un segno tangibile e pubblico di ribellione a una prestazione da rimborso immediato del biglietto ai tifosi, è il perfetto complemento di tutto il resto. Ai playoff ci saranno altre sette squadre pronte a sputare sangue. Anche quelle che si giocano la salvezza lo fanno, nella loro modestia (Pesaro lo ha dimostrato, Capo d'Orlando pure e non meritava simile beffa). Le chiacchiere, come diceva quello, stanno ormai a zero.