LBA - Sandro Gamba: "La pallacanestro ha dettato la strada, i migliori contro i migliori"

LBA - Sandro Gamba: "La pallacanestro ha dettato la strada, i migliori contro i migliori"

La nascita della Superlega di calcio europeo che ha squarciato il cielo dello sport a inizio settimana trova il commento tranchant di Sandro Gamba nella consueta rubrica che tiene su La Repubblica edizione Milano.

Il basket, e non da ora, ha anticipato il futuro organizzativo dello sport. Lo ha fatto in Europa e, prima ancora, aveva avviato la rivoluzione negli Stati Uniti, la culla della nostra disciplina. Lì, a New York negli anni Cinquanta, era nata la prima vera lega professionistica, con i propri uffici deputati a gestire tutto: non solo i calendari, le date e gli arbitri, ma anche le regole per i proprietari, la protezione e il contratto collettivo per i giocatori, il governo delle controversie.

Segnatevi questa parola: regole. Funzionano da allora, in America, in Nba e per un certo periodo anche nella concorrente Aba, ma solo la prima è rimasta e si è accresciuta ai livelli che conosciamo, proprio per il suo ancoraggio alle regole. Che negli anni sono cambiate, come i contratti televisivi, e sono state accettate, discusse, condivise.

Soprattutto, sono serie e precise, perché il modello Usa nello sport professionistico ­ è un discorso che vale anche nell'hockey, nel baseball e nel football ­ è una cosa seria, normata al più alto livello. E la pallacanestro europea, a differenza del calcio, ha sempre cercato di prendere il meglio da quella cultura, ovviamente con correzioni e adeguamenti di anno in anno: il prodotto è una competizione, l'Eurolega, di altissimo spessore tecnico e organizzativo, con principi ormai accettati da tutti.

Come il fatto che anche chi vince lo scudetto, come la Reyer Venezia, se non ha le strutture per competere al livello superiore, non vi accede. Il calcio è un pianeta sicuramente in sofferenza e il divario tra incassi crollati e contratti da onorare ha certamente accentuato le difficoltà. Deve mettersi in ordine, ma per farlo deve ripartire da un concetto di professionismo non più "a fiuto".

Studiassero, i decisori del futuro del pallone, quelle regole e quei modelli. Io, che ho vissuto una vita nell'Olimpia e ho sempre tifato per il Milan, non sono affatto contrario a un ingresso nella Superlega. Anzi: credo sia ora che tutto il calcio si strutturi su competizioni chiuse a livello europeo, rinunciando ai campionati nazionali. I migliori contro i migliori. E giù a scendere.