Il basket non è più sport per famiglie, ma per "nudisti scalmanati"

Fonte: Prima Pagina
Il basket non è più sport per famiglie, ma per "nudisti scalmanati"

(Gian Matteo Sidoli) - Siena ha vinto il campionato di basket. Meritatamente. Qualcuno dirà che i play off hanno tolto a Varese e Sassari ciò che, nella stagione regolare, avevano conquistato lottando, partita dopo partita, per vincere battaglie importanti. Hanno ragione, ma i play off esistono per tutti, quindi bisogna che le varie società se ne facciano una ragione. Forse sono troppe sette partite, perché alla resa dei conti hanno contribuito a creare nervosismo fra le parti, tifosi in primo luogo, con tutte le conseguenze "vergognose" che si sono verificate. Al punto che lo stesso presidente federale dr. Gianni Petrucci ha dovuto catechizzare, pur essendo in Francia ad assistere alle pessime prestazioni della nazionale femminile agli europei. Petrucci ha richiamato all'ordine i di- rigenti, fra i quali si è "distinto" il romano Claudio To-ti per l'eccessivo tono offensivo tenuto nei confronti di arbitri e avversari. Ha detto che è ora di smetterla di accusare gli arbitri per le sconfitte e di lodare i giocatori per le vittorie. Infatti, vado dicendo da tempo che se ci sono arbitri che fanno perdere una squadra, è evidente che di riflesso fanno vincere l'altra. O sbaglio? Comunque, Roma ha esagerato, dopo gara quattro, persa a Siena, ad accusare a destra e a manca, perché l'arbitraggio di quella gara, secondo me, era stato più che buono. Purtroppo ci sono persone, giornalisti e telecronisti compresi, che accennano spesso a "falli veniali" sui quali si sarebbe dovuto sorvolare. Mi spiace contraddirli, ma il regolamento non parla di falli veniali e di falli "mortali", perché confondere i fatti sportivi con i peccati previsti dalla religione cattolica, significa avere la testa fra le nuvole. Nel basket un fallo è fallo e basta; non esiste la possibilità di misurarne l'intensità con il metro. Tornando a Roma, visto l'effetto procurato per gara cinque dalle spropositate proteste del presidente Toti e di coach Calvani? E' accaduto di tutto: minacce, uso di fischietti, lanci di palle di carta, sputi, oggetti contundenti, bottiglie piene d'acqua. L'arbitro Paternicò è stato colpito da una di queste in fronte con conseguente ferita. La punizione? Roba da ridere: squalifica di una giornata del palasport romano, trasformata in una semplice multa; squalifica di una giornata, trasformata in una multa, all'allenatore Calvani; inibizione fino al due agosto al presidente Claudio Toti, perché (udite, udite!) per tutta la gara ha tenuto comportamento offensivo e minaccioso nei confronti degli arbitri e un atteggiamento intimidatorio nei confronti del dirigente senese Minucci. Il tutto per poco più di 6000 euro! E pensare che la Trenk, proprio contro Roma, venne punita con una multa di 3500 euro per la presenza degli ottoni matildici, rei di aver suonato marcette durante i minuti di sospensione. Non stupiamoci, ma nel basket è sempre esistita una legge per i figli e una per i figliastri. Roma non è certamente figliastra. Reggio sì. Con ciò non accuso Roma e non parteggio per Siena. Già nel mio "pezzo" di martedì scorso scrissi chiaramente cosa pensavo di quanto accaduto a Siena. Come in passato a Cantù, Varese e via di seguito. La verità è una sola: il basket non è più sport da salotto, per famiglie, per bambini con servitù appresso. Il basket è diventato sport per "nudisti scalmanati", provenienti dal calcio, decisi a combattere la loro battaglia contro gli avversari, non per sostenere la propria squadra. Mi spiace dire queste cose, ma amo troppo il basket per tacere le vergogne che lo stanno sprofondando. Spero che il presidente Fip dr. Gianni Petrucci e il presidente di Legabasket Valentino Renzi trovino modo e maniera per evitare il ripetersi di situazioni offensive per il nostro sport. Per farlo bisognerà che decidano seriamente norme destinate, anche se pesanti, a punire i responsabili, perché quanto stabilito per Roma, ad esempio, rappresenta "invito" al ripetersi, perché le squalifiche permutabili con multe non sono altro che "prese per i fondelli" destinati ad incitare I tifosi contro tutto e contro tutti. Non dico di prendere esempio dal rugby e dal volley dove tutto è tranquillo, ma almeno da quel po' di educazione che i nostri genitori ci hanno impartita. Intanto i due allenatori finalisti Luca Banchi e Marco Calvani stanno mutando casacca. Banchi certamente a Milano, Calvani non si sa. Datome e Hackett nutrono propositi di Nba, ma finiranno col restare al loro posto, anche se Roma e Siena sono alla ricerca di sostanze per vivere, perché la crisi si fa sentire anche fra le finaliste, specialmente nella città del Palio, dove la banca Montepaschi non gode più della fertilità che l'ha accompagnata fino ad ora.