A2 - Agrigento: il blog di Franco Ciani, "Le fondamenta di una scelta"

A2 - Agrigento: il blog di Franco Ciani, "Le fondamenta di una scelta"

Credere, è stata questa per me la parola dell’estate, quella che ha contraddistinto pensieri e riflessioni, ed è proprio da questa che voglio ripartire all’alba di questo terzo anno di blog, il consueto deposito di emozioni per raccontare uno scorcio di vita, per condividere con amici una parte di me, emulsionata dallo spasmodico pulsare dell’ennesima stagione nella terra del Gigante.

Credere, dunque nella sua accezione più semplice, senza nemmeno sfiorare i significati religiosi della parola che meritano solennità e profondità ben diverse, ma nel radicato convincimento che proprio in questo termine si celino le motivazioni per una scelta che ha forse sorpreso ben poco chi affidava i propri convincimenti al solo aspetto contrattuale, ma che invece ha un valore ed un significato morale di spessore ben diverso.

Fondamentale è stato credere in me stesso nella capacità di avere le motivazioni di sempre, la voglia di ricostruire, di affondare le mani in un impasto assolutamente nuovo per cercare di plasmare qualche cosa che sia almeno della stessa qualità di tutto ciò che è stato in questi cinque anni agrigentini; credere, cioè, nella volontà personale e professionale di mettersi ancora una volta completamente in gioco senza riserve e senza farsi ammaliare dal canto delle sirene dell’abitudine, senza adagiarsi sul pregresso, senza farsi cullare dalla consapevolezza dello “stare bene”.

Credere nel voler fare come sempre…meglio di sempre!

Subito dopo è stato necessario credere che in tutti i componenti di questo straordinario gruppo di lavoro non siano venute meno le stesse motivazioni, non si sia saziata la fame di qualità e di impegno, non sia sfumata quella volontà di collaborazione e quello spirito di gruppo che a colori forti ha dipinto il paesaggio intorno alla squadra vera e propria in questo lustro di battaglie fianco a fianco.

Questa convinzione comporta anche la necessità di credere che chiunque oggi non trovi più in sé stesso queste motivazioni sia disposto ad ammetterlo e sia disponibile a farsi aiutare dal gruppo per ritornare ad essere quello di sempre, o a farsi da parte per il bene di questa entità che viene sopra ognuno di noi e che è la Fortitudo Agrigento.

Credere in persone vere e credere nella logica del tutto, dove nemmeno i numeri primi possono pensare o forse temere di essere abbandonati alla loro solitudine.

Credere poi nella necessità di una squadra diversa, con valutazioni che vengono dall’analisi di quanto accaduto nel recente passato, e con progettualità tecnica poggiata su fondamenta diverse, sulla profondità di organico, sull’esperienza, sull’esempio e la disponibilità dei pretoriani d’acciaio, sull’entusiasmo della ripartenza e di una nuova opportunità; una squadra che possa assorbire e non subire le partenze di indimenticabili compagni di viaggio, trovando così nuovi sentieri da battere, senza dubbio più difficili ed insidiosi all’inizio, superando le insidie nascoste dietro ai primi cespugli, ed arrivando al termine del cammino pronti a liberare ogni energia in una folle corsa arrivati alla radura dei play-off.

Credere, infine, alla perdurante sintonia di motivazioni, di obiettivi e di pensieri con la proprietà, nella certezza che il legame indissolubile tra di noi non sia quello di un contratto, il cui valore non può comunque essere mai irriso, ma quello di una stretta di mano, della coerenza necessaria tra pensieri ed azioni, della profondità di un sogno e se oggi sono qui a combattere con la tastiera provando a mettere su carta un turbinio di emozioni è perché ho creduto e credo ancora a tutto questo.

Eccoci al finale, alla scelta dell’ormai consueta citazione che possa riassumere pensieri e descrivere sensazioni, ma questa volta non saranno poche parole a farlo, ma un’intera poesia di Elizabeth Julie Shanti.

Amo il mare, il rumore delle onde, la spiaggia.
Detesto i quasi, i forse, i monosillabi.
Do peso alle parole.
Piango per un film, per un finale di un libro,
per le persone che vanno via. Ho l’incazzatura
abbastanza facile, ma mi basta una piccola parola
per farmela passare, non riesco a tenere a lungo il muso
alle persone a cui tengo.
Credo sempre che l’ultimo tentativo
sia il penultimo, e credo che le cose belle non si
ottengono se non si lotta.
Sono per le cose complicate, ma non resisto a lungo.
Non so dire addio.
So solo che resto, resto se credo in qualcosa.