LBA - Scafati, Attilio Caja "Portare risultati senza fare sconti a nessuno"

LBA - Scafati, Attilio Caja "Portare risultati senza fare sconti a nessuno"
© foto di SAVINO PAOLELLA

 Attilio Caja è il coach del momento, dopo aver rilevato in corsa la panchina di Scafati e aver compiuto un’impresa domenica 11 dicembre fermando inaspettatamente la Virtus Bologna di coach Scariolo alla Segafredo Arena. Squadra che fino a quel momento era imbattuta nel campionato di serie A. Ecco alcune risposte di un’ intervista al coach di Scafati da un articolo di Andrea Barocci del Corriere dello Sport.

Il sì a Scafati. “In estate avevo una offerta mol­to interessante di A2, mi avreb­bero dato carta bianca. Ma ho allenato in A e volevo continua­re a farlo. Poi il presidente Nel­lo Longobardi mi ha chiama­to presto: c’era il tempo per lavorare, quello che piace a me, ed ho fiducia in ciò che posso fare. Soprattut­to, Nello si è dimostrato interventista: “Quanti gio­catori dobbiamo prendere e chi?”, mi ha chiesto. Det­to, fatto: sono arrivati subito Butjankovs ed Okoye.”

Come si cambia la Givova. “Ho cercato di convincere i giocatori che, con la mia esperien­za e le loro qualità, se mi avesse­ro seguito ci saremmo presi del­le soddisfazioni. Loro sono stati davvero delle spugne in questo senso. Abbiamo fatto tanto lavo­ro di video, mostrando la parte teorica e tattica nei primi gior­ni, ogni giorno. E’ stato un cor­so accelerato, e loro sono stati eccezionali. Certo, i primi tempi non sono stati facili, perché ci si è trovati di fronte a certe abitudini. Se le cose non vanno bene, le abitudini di certo non sono buone… Per migliorarle bisogna affrontare i problemi e dire le cose in faccia. Il problema più grande? C’era abbastanza anar­chia dentro e fuori dal campo. In un gruppo bisogna rispettar­si non solo negli orari, ma nella preparazione dell’allenamento, nel suo svolgimento, nel come si arriva in palestra e come ci si veste. Si parte da queste piccole cose si arriva poi alla parte tec­nica. La tolleranza di chi maga­ri non ha uno status per potersi confrontare con certi atleti di­venta un problema.”

Il sergente di ferro sorride. “Sorrido a chi se lo merita. Qui non si fanno sconti e nessuno regala nulla. Non vado alla ri­cerca del consenso, non mi in­teressa. Io devo fare l’allenato­re e portare risultati, non faccio campagne elettorali. Okoye, che avevo avuto a Varese, ha dichia­rato di aver accettato l’offerta di Scafati perché sono io il coach, così come Imbrò. Ho mantenuto ottimi rapporti anche con Cin­ciarini e Olisevicius di Reggio Emilia. Ciò che voglio dire è che i giocatori sono più intelligen­ti di quello che la gente pensa. Sanno capire e apprezzare chi hanno di fronte: se tu pretendi il massimo, alla fine il vantag­gio è tutto loro. E ti rispettano di più. E’ vero, qualcuno lo ca­pisce solo a posteriori. Meglio tardi che mai…”.