NBA - Rondo ai Mavericks, Crowder ai Celtics: carattere e chimica di gruppo, una scommessa da titolo?

Fonte: giuseppe bruschi - pickngoal
NBA - Rondo ai Mavericks, Crowder ai Celtics: carattere e chimica di gruppo, una scommessa da titolo?

(di Giuseppe Bruschi) -”Come ha reagito quando ha saputo di essere stato mandato ai Dallas Mavericks?” -”Guardi che l’ho scelto io”.

Cosa si cela dietro quello sguardo quasi assente? Pare non sia interessato a quello che gli succede attorno, porta la palla per il campo mentre probabilmente in testa canticchia “99 problems” di Jay-Z fino a che un fulmine a ciel sereno parte dalle sue mani e il compagno può segnare due punti in agilità. Non un sorriso, a volte qualche gesto di intesa proprio perché il medico gliel’ha prescritto, addirittura non fece una piega quando Kevin Garnett nel suo primo ritorno al Garden da avversario, decise di fargli gentilmente sapere cosa pensasse della sua famiglia.

18 dicembre 2014: I Dallas Mavericks faticano a stare sotto i 120 punti e veleggiano in regular season con il record di 19-8 frutto sia di un curatissimo lavoro offensivo costruito attorno all’asse Nowitzki-Ellis, ma anche di una difesa ballerina che ancora adesso non ha trovato una quadratura. Mark Cuban si trova sulla 54esima strada a New York ospite di “The Colbert Report” (un programma paragonabile al più famoso Late Show di David Letterman) in compagnia di Jabbar, quando riceve una chiamata da Danny Ainge, manager dei Boston Celtics: Rajon Rondo per Brandan Wright, Jae Crowder e Jameer Nelson. FATTA. Da qui, la conferenza stampa che ha dato scena alla gaffe di inizio articolo.

Da quando il padre fuggì di casa, Rondo non ha dato più modo alle esternalità di comandare sulla propria vita, ha sempre cercato di essere padrone del proprio destino. Baciato dalla genetica più che dalla fortuna, il giovane Rajon ha sfruttato le sue enormi mani e il suo fine intelletto per stare sempre un passo avanti, anche quando mamma Amber cercava di insegnargli ad andare in bici con le rotelle accessorie, lui le tolse “perchè mi rallentano” (con conseguenti ginocchia sbucciate). E’ cresciuto con la mentalità arrogante di chi è troppo oltre per gli altri comuni mortali nonostante spesso non sia quello che piace agli allenatori.

Già nelle immagini di repertorio dei tempi Oak Hill quando vestiva la 4, si nota il suo atteggiamento di superiorità anche solo nel modo in cui attende le rimesse e richiede il pallone, come fosse di sua proprietà. Qualcuno direbbe che l’unica parte del Gioco in cui non avviene la gratificazione personale è la difesa, troppo facile passare per altruisti quando si sfornano assist immaginifici, ma questo è proprio Rondo, prendere o lasciare, dovrai scontrarti con un giocatore che si può permettere di avere un ego rigonfio e la presunzione di fartelo notare in ogni pallone che fa risplendere in campo. Non è quello che te lo sbatte in faccia, è quello che mostra di non essersi nemmeno impegnato. A proposito della high school, è forse l’unico periodo in cui Rondo diede tregua ai propri allenatori, proprio perché lui stesso faceva parte del progetto. Coach Bibby “lo assunse” come assistente a tutti gli effetti con la ricompensa di essere periodicamente insultato quando cercava di impartirgli qualche ordine.

Febbraio 2015: Viene nuovamente fuori il caratteraccio di Rondo che non segue assolutamente le direttive del coach (un leitmotiv) e costringe Carlisle a chiamare un time-out a vuoto oltre che a farlo uscire dalle staffe . Ci sarà una nuova lite nello spogliatoio che obbligherà i Mavs a sospendere il giocatore per una partita e in quelle seguenti tenere Rajon a riposo nei momenti decisivi. Difficilmente uno come lui accetta i “bench late” e infatti, nonostante le ultime dichiarazioni di pace, gli insider insistono sul fatto che Dallas ha già perso la corsa al possibile rinnovo del giocatore a fine stagione (sempre che loro stessi vogliano).

In circa 3 mesi dall’arrivo dell’ex-Celtics in Texas, il tifoso Mavs ha visto le cifre calare da un 107 punti di media con il 47% dal campo ai 98,6 e 4 punti percentuali di meno, passando dall’esultare per l’arrivo di Rondo a puntargli il dito contro, quale unico problema della caduta in settima posizione sulla costa ovest. Pare riduttivo addossare tutto il peso  sul playmaker Mavs sopratutto se non si tengono in considerazione le caratteristiche che lo contraddistinguono e quelle che sono state perse dopo la trade.

Non ci addentreremo nelle specifiche tecniche, ma anche solo grattando la superficie, è facile capire che un giocatore come Rondo toglie velocità e “democrazia del pallone” oltre che favorire la difesa avversaria che lo esclude dal close-out quando sa che probabilmente Dallas proverà il tiro dall’arco. In parole povere, non essendo un buon tiratore o meglio, non volendo lui stesso tirare (Buffa direbbe che tratta il tiro dalla media come Rodman gestiva i tiri liberi) gli avversari sanno che dovranno preoccuparsi di difenderlo solamente -non che sia facile- sulle sue penetrazioni. Inoltre il modo di concepire la difesa di Rondo è molto legato alla propria fisicità : In genere si fa appositamente saltare dall’avversario dal palleggio, per poi rubargliela da dietro grazie alle prolunghe naturali che si ritrova al posto delle braccia. Questa peculiarità necessita di un lungo che sappia ben difendere il ferro, come per esempio lo era Brandan Wright, linfa atletica per Dallas dalla panchina. In poche parole I Mavericks hanno ceduto giocatori essenziali per il tipo di gioco costruito da Rick Carlisle (nella metà campo offensiva, Crowder e Nelson sono ottime opzioni dall’arco) per acquistare un giocatore che si pone quasi agli antipodi.

C’è sempre un momento nella carriera di Rondo in cui la sua domesticazione è necessaria per raggiungere il risultato e Boston non poteva essere più fortunata in questo. La realtà è che potenzialmente Rondo è capace pressoché di qualsiasi cosa (chiedere a LeBron dei 44 punti nei playoffs 2012 con 8 tiri dalla media senza marcatura più due bombe da tre in faccia all’avversario) ma è lo stesso giocatore che odia sentirsi dire “hai sbagliato” perché altrimenti sfascia un televisore tirandoci contro una bottiglietta d’acqua. -ndr successe nel 2011 tra gara 2 e 3 contro Miami, arrabbiato con coach Rivers-
Boston trovò un Rondo sottodimensionato mentalmente perché appena entrato nella lega con la ventunesima posizione e certamente insicuro di fronte a quella enorme nuove realtà ma grazie all’approccio dei big three riuscirono a manipolarlo infondendogli quella cattiveria agonistica che solo i Celtics sono capaci di esprimere nelle grandi rivalità. I Celtics avrebbero potuto lasciare perdere quel ragazzino spocchioso e pieno di se ma sapevano che sarebbe stato il motore che li avrebbe tenuti insieme per tanti anni.

A Dallas forse non ha trovato questa cultura, forse Dirk, Chandler e Ellis non regalano la stessa emotività di Garnett e non sono ancora riusciti a imbrigliare la personalità di Rajon che ormai a 29 anni non ha più paura di nessuno. Forse in una di quelle chiamate di dicembre, coach Carlisle parlando con il suo ex-compagno Danny Ainge non ricordò che ai loro tempi dei Boston Celtics, nonostante fossero molto amici, Larry Bird permise la cessione di Cedric Maxwell perché ossessionato più dai soldi che dalla rivalità con i Lakers e Magic Johnson. La mentalità di Rondo ricorda tanto quella di uno che a Los Angeles  ora veste la 24 e Mitch Kupchak altro rivale dei Boston anni ’80, potrebbe farci un pensierino per questa estate.
A volte è solo questione di chimica.